Con le peggiori intenzioni

Con le peggiori intenzioni
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Quando scrisse “Con le peggiori intenzioni”, tutti sperammo che fosse arrivato uno scrittore in grado di dare all’alta borghesia italiana un racconto che andasse oltre le feste cafonal, che l’antropologo Roberto D’Agostino bene documenta su Dagospia, e senza l’industria tessile di Edoardo Nesi. Invece, Alessandro Piperno, è andato disperdendo quella carica: più si vestiva elegante e provava a essere un dandy sotto scopa – un po’ personaggio di Woody Allen, un po’ Sherlock Holmes romano: guadagnando interviste e paginate – più i suoi libri perdevano forza, tra l’altro crescendo di pagine. Insegue il momento della caduta di questi alto borghesi, Piperno, e spesso riesce a descriverla, ma poi monta intorno una storia noiosa. È rovinato dal romanzo, parte bene poi si perde, dovrebbe praticare la brevità. Uno dei suoi miti, Nabokov, fa fischiare le pagine; la differenza tra loro è proprio questa: il russo costruiva ferrovie, Piperno solo modellini ferroviari per far giocare la critica italiana.  
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Il Mattino