Lotta al bullismo se il web (!) aiuta

Marco Baruffaldi durante il suo video-messaggio
«Bullismo, diventa virale video-appello di ragazzo down» (Ansa, 15.03.2018) *** Sui social,  quando...

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«Bullismo, diventa virale video-appello di ragazzo down» (Ansa, 15.03.2018)

***
Sui social,  quando corre, la calunnia non è un venticello. Ha la forza di un tornado, lascia solo vittime e macerie. Fatevi un giro in rete, vi renderete conto di come qualsiasi offesa abbia un effetto dirompente e autorizzi la massa a fare di più e «meglio», determinando una sorta di eccitazione generale per cui si offende, si prevarica si zittisce, ovviamente anche ricorrendo alla falsità. C'è gente - soprattutto ragazzi - che s'è ammazzata e s'ammazza, perchè perseguitata, vilipesa, derisa sul web. Mentre l'espressione di libero pensiero, magari  controcorrente, viene sommersa nel poco sensazionale, nel poco «virale», confinata di fatto nelle sezioni (virtuali) del buonismo e sentimentalismo.

Oggi però non ci occupiamo del male in rete e del male che la rete fa.  Proviamo invece a riflettere, e far riflettere, su come la potenza del web alle volte serva, e meno male, allo scopo perfettamente contrario. E diventi il mezzo potente, irresistibilmente potente, con il quale chi, vittima di violenza subita sulla propria pelle, nella vita reale e per qualsiasi condizione e motivo, trovi la forza di reagire e far viaggiare con la velocità e la forza del tornado il proprio grido di denuncia.

Marco Baruffaldi ha 22 anni, è modenese, è afflitto dalla sindrome di down. Appassionato di musica, già tempo fa s'era imposto sulla rete per il suo manifesto rap «Siamo diversi tra noi», sempre contro prevaricazione e bullismo, con migliaia di visualizzazioni. Ora, però, sul web ha fatto circolare la sua denuncia contro le violenze psicologiche e fisiche vissute nel periodo scolastico . «Fin da piccolo - ha raccontato il giovane al Resto del Carlino - a scuola sono stato maltrattato brutalmente. Un ragazzino mi picchiava continuamente, mi minacciava. E ho subito di peggio da un insegnante di sostegno: mi prendeva a sberle, mi pestava i piedi, mi insultava. Mi seguiva con l'auto per minacciarmi, perché non voleva che lo dicessi ai miei genitori. E io non ho mai detto niente».

Il video messaggio di Marco è diventato forte, fortissimo, virale. Come a dire, alla sanremese: non mi avete fatto niente. E l'appello si chiude con il 22enne che rende pubblici i propri contatti affinché le vittime lo contattino perchè, dice, «vorrei raggiungere più persone possibili, così che possano imparare a reagire e a difendersi contro il bullismo».

Il messaggio viaggia, il consenso generalizzato e il coraggio che ha innescato sono poderosi, e meno male. E sembrano infinitamente piccole, piccolissime, le disapprovazioni e - ancora - qualche offesa. Mettiamo «mi piace», certo. Ma ricordiamocene, sempre, quando siamo alla tastiera. E, soprattutto, quando usciamo da casa e incrociamo la diversità - qualsiasi - da quella che riteniamo la nostra normalità. 
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"Ogni uomo ha in sè il diritto a non essere offeso" (Soave) 
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Il Mattino