Due vite

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Emanuele Trevi è uno scrittore di vuoti, riesce come pochi a misurarli. La sua è una scrittura scientifica, non perché di contabilità e teoremi, perché non vaga a caso: ha sempre un asse preciso e una traiettoria anche quando pare perdersi. Nell’ultimo “Due vite” (Neri Pozza) racconta il vuoto lasciato da due suoi cari amici, due scrittori, Rocco Carbone e Pia Pera. Uno scuro, l’altra chiara, uno furioso l’altra sfrontata, e via così. Due opposti che si rovesciano, e diventano un ballo alla ricerca della felicità, delle difficoltà di stare al mondo e convivere con gli altri cercando d’esprimersi al meglio. Trevi riesce, in poco, a tratteggiarli fino a farceli apparire e anche chi non ha letto i loro libri sente di conoscerli, prova una appartenenza che è quella che si crea con un personaggio, la realtà viene dopo. È la vita che appare e scompare, una luce in una pagina, e poi il buio. Due luci, Rocco e Pia, nella vita di Trevi e dopo la lettura anche in quella del lettore. Un nodo solo, che da una foto d’un giorno normale diventano una cartolina sullo stare al mondo, breve, immediata, commovente.  
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Il Mattino