I nulladicenti 

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Dal cinema delle mezze misure alla narrativa della misura perduta è un attimo. Ecco che arrivano due romanzi, di due registi, Ferzan Ozpetek e Fausto Brizzi, e uno si chiede: perché? E soprattutto dove è finito il sano ozio dei veri artisti, in questa iperattività dei nuovi cinematografari forse c’è un’altra risposta a questa strana Italia che non trova spazio e né valorizza i veri scrittori e invece promuove e pubblica dei libri che sono libri in quanto protesi di carta della pseudo fama di chi li scrive. Due opere (?) pessime, sciatte, la prima quella di OzpetekRosso Istanbul” (Mondadori) tutta nostalgia e merletti, la seconda di BrizziCento giorni di Felicità” (Einaudi) è il tentativo fallito di fare commedia su pagina. Un disastro che ci restituisce perfettamente la misura perduta. Orson Welles rubava dai cattivi romanzi per fregare i produttori al telefono, questi li scrivono per ingannare se stessi, e, poi, ci girano pure un filmetto.  
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Il Mattino