Il collo mi fa impazzire

Il collo mi fa impazzire
Lasciate perdere “l’estrapolatore” Marco Travaglio, casa e tribunale, che non conosce la sacralità della scrittura né l’empatia ma solo i codici – scrive malissimo...

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Lasciate perdere “l’estrapolatore” Marco Travaglio, casa e tribunale, che non conosce la sacralità della scrittura né l’empatia ma solo i codici – scrive malissimo come tutti gli avvocati compreso John Grisham, e leggerà cose peggiori stando alle citazioni che fa –, e concentratevi sulla storia di Mike McAlary, giornalista americano, leggenda degli anni Novanta, cronista del Daily News. E prima ancora ricordatevi di Nora Ephron (una che sapeva scrivere davvero e se estrapolava qualcosa dalla vita di altri non era per accusarli ma per farne un apologo molto più utile del vangelo in chiesa la domenica): «everything is copy», tutto è materiale, diceva, a patto che tu sia uno scrittore, però. Poi, immaginate McAlary in ospedale per un tumore, siamo nel 1997, che, nonostante la malattia, se ne va in giro e riesce a parlare con un uomo pestato a sangue: l’haitiano Abner Louima, arrestato all’uscita da un locale notturno di Brooklyn e riempito di botte dalla polizia. McAlary con quella storia vinse il Pulitzer (i lettori di questo blog sanno che non è il premio Strega), e l’ultimo lavoro scritto da Nora Ephron è “Lucky Guy”,  proprio sulla storia di McAlary, che Tom Hanks sta portando in scena a Broadway, lei non è riuscita a vederla rappresentata. Ma ha fatto in tempo a spiegare: «McAlary era un modello nel modo di utilizzare la scrittura per mantenere uno scopo e trovare una via d’uscita dalla malattia», e lei era un modello – per noi – nel modo di utilizzare la vita, sua e degli altri, riscrivendola, per trovare una via d’uscita dalla banalità. 
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Il Mattino