Il grande vagabondo delle acque

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Il mistero della pesca, secondo Ota Pavel. Il suo vero nome era Otto Popper, aveva giocato a hockey e faceva il giornalista sportivo. Alle Olimpiadi invernali di Innsbruck...

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Il mistero della pesca, secondo Ota Pavel. Il suo vero nome era Otto Popper, aveva giocato a hockey e faceva il giornalista sportivo. Alle Olimpiadi invernali di Innsbruck mostrò i segni di una malattia mentale che lo avrebbe portato a scavalcare la realtà nelle pagine e nella vita. «Mi si è offuscato il cervello come se fosse scesa la nebbia dalle Alpi». L’editore Keller dopo “La morte dei caprioli belli” pubblica anche il suo libro migliore “Come ho incontrato i pesci”. Dove il pescare è il vivere, tra paternità e stupore, dolori che salgono al cielo e barche da lasciare solo per salsicce belle piccanti. È John Cazale de “Il Padrino” che prega prima di gettare la lenza e lo confida solo al nipote nel suo ultimo giorno, ma senza mafia, intorno ci sono nazismo e comunismo, e laghi e fiumi e pesci come speranze. E le anguille che fuggono per vedere il Mar dei Sargassi, fuori dall’ideologia che contagia anche l’acqua. Perché è pescando che si tirano su i ricordi che aiutano a resistere alla nebbia delle Alpi che ti cala in testa improvvisamente. 
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Il Mattino