L’indimenticabile impresa di Abebe Bikila

L’indimenticabile impresa di Abebe Bikila
Per correre si tolse le scarpe. Veniva dall’Etiopia e correva la maratona alle Olimpiadi di Roma del 1960. Fino a quando non è arrivato l’oro di Pietro Mennea,...

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Per correre si tolse le scarpe. Veniva dall’Etiopia e correva la maratona alle Olimpiadi di Roma del 1960. Fino a quando non è arrivato l’oro di Pietro Mennea, a Mosca ’80, per noi ragazzi se correvi eri Abebe Bikila, e questa cosa la si vede anche in “Marrakech Express” quando, davanti a Gigio Alberti che corre a cercare la benzina nel deserto di Tabernas in Almeria, Giuseppe Cederna gli urla: Ma chi ti credi di essere Abebe Bikila? Perché l’etiope era entrato nell’immaginario soprattutto degli italiani, vederlo correre scalzo sulle pietre di Roma colpì tutti, vederlo vincere regalò gioia al mondo. Sylvain Coher, con “Vincere a Roma. L’indimenticabile impresa di Abebe Bikila” (66thand2nd), ci fa rivivere quella corsa, mette in fila i probabili pensieri del maratoneta chilometro dopo chilometro, elenca i monumenti che superò, le voci che lo accompagnarono, riuscendo a farci sentire quella maratona – tra la Cristoforo Colombo, il Grande Raccordo Anulare e la Via Appia – la più bella del Novecento. Protagonisti i piedi di un africano. È e sarà sempre difficile rubare la scena a Roma, per uno straniero poi anche di più, ma quella sera Bikila ci riuscì.
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Il Mattino