L'ombelico di Kundera 

L'ombelico di Kundera 
Ci sono scrittori che sono meglio da citare che da leggere, perché a citarli ci fai sempre bella figura, a leggergli devi dribblare molte pagine di noia per trovare grandi pezzi...

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Ci sono scrittori che sono meglio da citare che da leggere, perché a citarli ci fai sempre bella figura, a leggergli devi dribblare molte pagine di noia per trovare grandi pezzi di letteratura. Milan Kundera è così, ora è tornato dopo 4 anni, con un romanzetto, “La festa dell’insignificanza”(Adelphi), che ovviamente ha occupato ed occuperà pagine e pagine di giornali, e che tutti leggeranno. Il problema è questo, che a leggerlo si sbuffa parecchio – ma non ve lo diranno – poi quando nel libro arriva Stalin vero ombelico della sua opera (direttamente e indirettamente) uno trova dei pezzi di scrittura da salvare e quindi citare. Sì, perché tutto si regge su Stalin e ombelico: non suo ma di donna, passando da Kant e dalla “cosa in sé”. Il resto è insostenibile. Il dilemma è – appunto – guadagnarsi la citazione da sfoggiare o farne a meno? Scegliete voi, io l’ho letto solo per spirito di servizio. 
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Il Mattino