L'ultimo discorso registrato 

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Chi ricorda l'ultimo folle discorso di Muammar Gheddafi, tra le macerie, prima della sua morte; chi non ha dimenticato quei giorni libici e si è chiesto che cosa pensasse/facesse/dicesse il colonnello - fino a una settimana prima venerato dall'Occidente - e che cosa accadesse sotto i bombabardamenti, deve leggere: "L'ultima notte del Rais" (Sellerio, traduzione di Marina Di Leo) di Yasmina Khadra pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, scrittore algerino. Un lungo monologo - in una lingua credibile - che restituisce la voce a chi l'ha perduta, che fa stare insieme vivi e morti, scavando di psiche e lavorando d'immaginazione - il legame con Van Gogh vale il prezzo del libro -; perché non sempre verità e realtù coincidono. C'è la meraviglia del Rais che ha perso di vista il suo paese e il mondo e ne chiede ragione ai suoi uomini invece che a se stesso, gli evidenti tradimenti, la sua storia di senza-padre (tra le pagine migliori), il riscatto, le vendette, l'assoluta mancanza di pietas, la sua Voce e la sua fine. Un piccolo grande libro, che in poche pagine ingoia la cronaca e diventa un raro documento di finzione. 
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Il Mattino