La cartolina di Napoli imbrattata, la monnezza non va in vacanza

La cartolina di Napoli imbrattata, la monnezza non va in vacanza
La monnezza non va in vacanza. Ma sta qua in bella mostra a riempire...

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La monnezza non va in vacanza. Ma sta qua in bella mostra a riempire la  cartolina di Napoli. Il celebre pino di Posillipo, piazzato davanti allo sfondo del Vesuvio, è stato sostituito dal sacchetto a piede libero.  Niente più rèsina che cola dall’alto, ma zella che infetentisce l’aria dal basso. Napoli, da anni, non va più completamente in ferie. Anzi, d’estate, la città può essere persino più affollata se, come vogliamo e invochiamo, dobbiamo diventare la sirena mediterranea dei turisti. Ma ogni volta è lo stesso tormentone. Spazzini e affini in ferie, turni al lumicino e raccolta a singhiozzo, anzi a scacchiera: un quartiere oggi, un altro domani. Così l’umido resta a seccarsi al sole, se va bene, altrimenti, aspetta di diventare boccone prelibato per piccioni, gabbiani, topi e scarafaggi. Buon appetito. È vero, lo scriviamo e lo riscriviamo, non siamo più sommersi dalle montagne di qualche anno fa. Ma non è neanche possibile che l’unico vero, autentico, inimitabile spettacolo che sappiamo offrire è quello della zella, della sporcizia continua traboccante dai cestini, dei materassi lerci, smollati e abbandonati, degli scheletri bruciati di scooter, ridotti a involontarie opere di arte contemporanea. Ci stiamo rassegnando: con l’Asìa diventeremo una città asiatica. Ma non Shanghai  o Singapore o Tokyo che hanno livelli di pulizia occidentale, ma Mumbai,  Lahore, Manila, che magari, ad andarci, in centro, saranno pure più linde di via Petrarca o via Orazio, il presunto ghetto bianco di Napoli, costretto in questi giorni a mostrare, impudico, i suoi rifiuti e il suo ventre, degni della periferia più colpevolmente abbandonata. Peggio ancora sta messo il Centro Antico che ai forestieri in gruppi o sciolti,  in cerca della refrigerante bellezza delle navate barocche, assomma la densità dei residenti, stanziali ad agosto come a gennaio. Le bottiglie svuotate nei bar e nelle pizzerie restano ad attirare insetti assetati notte e giorno. La Riviera di Chiaia è invasa dai cartoni che i commercianti abbandonano alla carlona, com’è di regola nella città senza regole. La monnezza non va in vacanza, ma chi dovrebbe raccoglierla sì. Le ferie sono un diritto. E chi vuole metterle in discussione? Ma nei lavori a ciclo continuo esiste una turnazione efficiente che garantisca il servizio, sempre e comunque. Evidentemente, a Napoli, non si può. Si fa sempre fatica a tenere il carro per la discesa, figuriamoci se è pieno di rifiuti. Così la sporcizia endemica resta endemica, sebbene le emergenze cicliche sono solo un ricordo e, contemporaneamente, lo spettro che si aggira tra i vicoli e le piazze. L’amministrazione arancione sullo smaltimento dei rifiuti s’è giocata una carta importante. E tutti, nelle stanze di Palazzo San Giacomo, sanno che il rintocco finale per questa giunta potrà darlo proprio la città sommersa dai rifiuti. Allora, davvero, suonerà la campana, la campana della monnezza. Questa consapevolezza non dovrebbe essere solo un collante per far galleggiare il salvagente bucato della maggioranza, ma anche la spinta per restituire ai napoletani la bellezza di Napoli, definitivamente.
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Il Mattino