La colpa dell'Europa è .. non fare l'Europa - Il caso IMU

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Non passa giorno, ormai, che opinion e policy makers non se la...

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Non passa giorno, ormai, che opinion e policy makers non se la prendono con l’Europa (entità piuttosto astratta e poco conosciuta, peraltro) per spiegare tutti i mali del mondo. Un po’ come ci si lamentava addebitando al Governo - da sempre ladro - persino la pioggia. Dimenticandosi di averlo, magari, votato. Persino più insopportabile (e dannosa) è l’ipocrisia infinita con la quale i Governi nazionali, a loro volta, trattano le istituzioni comunitarie di cui stabiliscono regole, organizzazione, politiche. Non è possibile che un giorno si alzano alti lamenti per chiedere che ci sia più Europa perché senza non riusciremo a risolvere neppure una delle crisi che ci piombano periodicamente addosso; magari un’Unione fiscale perché è l’unica che potrà salvare l’Euro. E che il giorno dopo, invece, gli stessi politici insultano gli “euro burocrati” che osano notare in un rapporto che compara 28 Paesi che l’Italia è una di quelli dove si pagano più tasse sul lavoro e di meno sulla casa. Laddove, peraltro, almeno nel merito la Commissione avrebbe, stavolta, anche, ragione a chiedere di non abolire l’Imu. Il gioco è, ovviamente, antico e ormai noioso. Da decenni i politici - non solo italiani - si lamentano della troppa presenza della Commissione o della sua assenza a secondo delle convenienze elettorali. Salvo poi decidere con i propri colleghi a Bruxelles gli stessi provvedimenti che essi stessi criticheranno. Con il risultato finale di innescare un processo di deresponsabilizzazione che rende impossibile anche solo cominciare a pensare di poter risolvere problemi complessi. Ma forse una responsabilità da parte di chi - scelto, peraltro, dagli Stati - si ritrova a guidare le istituzioni comunitarie c’è. Fino a quando l’Europa non si imbatte in un leader capace di rispondere - sul piano politico - alle delegittimazione che gli arriva dai propri stessi “grandi elettori”, essa continuerà ad essere come un pugile costretto nell’angolo a prendere cazzotti senza neppur poter abbozzare una guardia. Se questo è il gioco vale forse la pena di gettare la spugna. Chiedere agli Stati e alle opinioni pubbliche cosa vogliono fare e chi deve essere responsabile di determinanti obiettivi. Rimanere nel limbo del compromesso infinito ci inchioda solo al declino.
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Il Mattino