La credenza

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“La credenza” doveva chiamare così il suo romanzo sul Premio Strega, Stefano Petrocchi, e non “La polveriera” (Mondadori). Anche se Maria Bellonci scriveva di avere «la percezione di aver architettato una polveriera», romanzo e premio ricordano le vecchie credenze da cucina dove si riponevano piatti e stoviglie, vasellame e pure cibo, cose diverse che stavano insieme nell’attesa di essere tirate fuori. Petrocchi redige un verbale che si fa documento storico, prova a mischiare carte, metterci persino qualche mistero ma lavora sul racconto di correnti contrapposte che ogni anno si scontrano e di cui sappiamo già tutto. Questo libro sarà utile per gli inviati dei giornali stranieri che vorranno capire come funziona il potere culturale italiano, con la Bellonci reincarnazione di Mazzarino, il rinnovo di scrittori alla corte, miserie, invidie e lotte. Poi ci faranno anche un film candidandolo all’Oscar. Ma è un racconto di parte che manca della feroce ironia avuta da Dino Risi nell’episodio de “I mostri”, insuperabile. 
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Il Mattino