La lattuga di Boston, il baccalà di Robinson e le larve dei giornali

La lattuga di Boston, il baccalà di Robinson e le larve dei giornali
In ogni romanzo italiano non manca l’ossessione culinaria, come nei titoli dei quotidiani non manca mai il titolo che rimanda al cibo, o la pagina che racconta il nuovo chef...

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In ogni romanzo italiano non manca l’ossessione culinaria, come nei titoli dei quotidiani non manca mai il titolo che rimanda al cibo, o la pagina che racconta il nuovo chef divenuto scrittore e/o filosofo e/o maestro indiscusso di ogni cosa: dalla cipolla a Eraclito. E che sia la tivù a non avere fondamento né a fare filologia ci sta, ma che romanzieri e giornalisti possano dimenticare due scrittori che davvero hanno reso il cibo protagonista – senza scadere nell’arredo di pagine –, che davvero con sicurezza di gusto e conoscenza potevano scriverne, e con certezza critica: distruggere; senza mai abbandonare il divertimento e senza essere sfiorati dal conformismo, è grave. I due scrittori sono Manuel Vázquez Montalbán e Aldo Buzzi, e purtroppo nessuno ha saputo raccogliere la loro lezione, anche perché richiedeva delle radici che l’editoria di oggi non si può permettere. Entrambi avrebbero riso della superficialità che accompagna l’uso smodato del cibo, e della suscettibilità degli adoratori di questa nuova religione che abita la scrittura. 
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Il Mattino