La Repubblica inCorona-ta

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L’italia è una Repubblica fondata sul ricordo, dove quelli di Alberto Arbasino vincono sempre. A leggere ancora i suoi “Ritratti italiani” (Adelphi) – bellissimi, meravigliosi, eccezionali, fasti, fasci e lazzi –  mi appare Ennio Flaiano che voleva fondare giornali solo per non farci scrivere Arbasino, visto che scriveva ovunque già allora. A parte che scrive per poter riscriversi come ha fatto tutta la vita con i libri (alcuni, fondamentali), però a un certo punto: Alberto, dai, basta Gianni Agnelli scrivi di Lapo Elkann, anche lui racconta l’Italia, quella di oggi, senza “Dolce vita? brrr”, feste col salame, divani, re e regine, però ci prova. Non c’è Gadda, va bene, e nemmeno Parise che gli fa gli scherzi ma c’è D’Orrico che incorona scrittori tuttamanetta, scherzando i lettori. C’è Concita De Gregorio che conduce, fotografa e scrive: dagli studi Rai alle strade di San Paolo, c’è Antonio Scurati che plagia se stesso, e soprattutto l’unico vero libro sull’Italia di oggi passa per Fabrizio Corona, se proprio uno non vuole scrivere di Lapo, avendo scritto del nonno dei telefoni e di quella volta che zzzzz. Arbasino ormai è come i servizi sul caldo dei tg. 
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Il Mattino