La vittoria di Orwell

La vittoria di Orwell
George Orwell ha incarnato la libertà, e vivendola in pieno è riuscito anche prevederne la perdita. Uno scrittore enorme, oggi più citato che letto. Per...

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George Orwell ha incarnato la libertà, e vivendola in pieno è riuscito anche prevederne la perdita. Uno scrittore enorme, oggi più citato che letto. Per quelli che lo citano senza leggerlo o che non lo citano ma dicono di averlo letto ma anche per chi lo ha letto davvero: “La vittoria di Orwell” (Scheiwiller) di Christopher Hitchens, diventa un saggio fondamentale. Hitch ricostruisce la formazione di Orwell e l’articolazione del suo pensiero dall’anticolonialismo all’antimilitarismo fino ad arrivare a “1984” e a “La fattoria degli animali”, libri fondanti dell’Occidente. Seguiamo peripezie e fraintendimenti a destra come a sinistra, la sua capacità profetica e le avventure dalla Birmania alla Catalogna. Orwell viene ridotto a oppositore dei totalitarismi, ma prima è un grande scrittore che non mostra distanza tra vita e opere, la più difficile delle pagine da scrivere. Ed è interessante che uno come Hitchens – che pure ha esercitato la capacità critica senza calcolo – abbia scritto un libro così perfetto, con una passione che oggi è impensabile. Un tempo, uno scrittore oltre a raccontare di sé si preoccupava di salvare i padri – come fece Bukowski con Fante – in una restituzione di insegnamento e memoria senza tradimento.
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Il Mattino