Lo stratagemma della vergine ebrea

Lo stratagemma della vergine ebrea
Il presepe, con tutti i suoi simboli  e le sue leggende, è un grande repertorio dell'immaginario napoletano. E, almeno in questi giorni, fa bene rispolverare i...

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Il presepe, con tutti i suoi simboli  e le sue leggende, è un grande repertorio dell'immaginario napoletano. E, almeno in questi giorni, fa bene rispolverare i pastori per tirar fuori le storie segrete che ognuno di essi nasconde. Prendiamo la zingara con il bambino, per esempio. E' uno dei pezzi indispensabili, anche se non tutti ne riconoscano la necessità. A lei è legata una festa cruciale tra quelle natalizie.


Innanzitutto, è chiamata zingara per il colore scuro della pelle e le vesti povere. Ma altro non era che una giovane donna ebrea. Ebbene, la zingara con il bambino di nome faceva Stefania. E i veri conoscitori del presepe così la chiamano. Stefania non era sposata e la sua condizione di verginità, secondo le usanze ebraiche, le impediva di poter vedere una donna che aveva appena partorito. Ma lei, saputo che era nato Gesù, il Messia, voleva comunque andare alla grotta a venerarlo o comunque curiosare. Gli angeli, però le proibirono di avvicinarsi alla mangiatoia. Così lei si allontanò e raccolse da terra un grosso sasso, l'avvolse in uno scialle e finse che fosse un bambino. Riuscì a fregare gli angeli, ma non la Madonna che, scoperto l'inganno, per ricompensare l'astuto stratagemma di Stefania, trasformò la pietra in un bambino vero, Stefano il protomartire, la cui nascita si festeggia proprio il giorno successivo a Natale.

C'è una morale in questa storiella? Forse. Ma per oggi lasciamola perdere e godiamoci il racconto per quello che è: un frammento immortale di cultura popolare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino