La bimba più forte del coma pesa un chilo e mezzo e non respira da sola, per ora non può: è nata l'altro ieri a Mantova, con un taglio cesareo, intervento...
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Trenta i professionisti presenti solo in sala operatoria, tra cui, per la prima volta, fisiatri e fisioterapisti. E il team racconta che durante il parto la donna ha anche aperto gli occhi. «Ci siamo sentiti tutti coinvolti, sia emotivamente che scientificamente», dicono il direttore sanitario Maurizio Galavotti e il ginecologo Giampaolo Grisolia.
Il malore. La mamma, una 33enne mantovana, è in uno stato di coma leggero che le impedisce di parlare e di rendersi conto del tutto di quanto le accade attorno. Colpita da un improvviso arresto cardiaco tre mesi fa, ricoverata in un ospedale di provincia. Subito dopo, ha avuto un ictus con conseguenti danni di natura neurologica seguiti nella Riabilitazione specialistica di Pieve di Corigliano. Da lì è stata trasferita, a inizio giugno, nella struttura di ostetricia e ginecologia del Carlo Poma di Mantova. Per il parto anticipato.
Il parto. Ore 11,30, giovedì 14 giugno: «La paziente si è un po' spaventata, quando è stata spostata nella sala per il cesareo, avvenuto con un'anestesia spino-epidurale che le ha consentito di aprire gli occhi» racconta Valeria Fasolato, primario di neonatologia e terapia intensiva neonatale, che sottolinea il lavoro di équipe. «Tanti colleghi si sono impegnati, corpo e anima, oltre l'orario». L'intervento è durato ore ed è risultato difficoltoso a causa della posizione della donna determinata dalla malattia. Suo marito non ha assistito, ma ha visto la figlia un attimo dopo, e può coccolarla. «Il nostro reparto è aperto giorno e notte, senza limitazioni, perché i bambini, anche così piccoli, capiscono se accanto c'è un genitore o un infermiere», dice Fasolato, con cauto ottimismo: «Adesso, per allattare la piccola, useremo il latte donato da altre mamme. La sua è nel reparto di terapia intensiva coronarica. Sotto monitoraggio, in condizioni stabili».
Il precedente. «Si tratta di casi eccezionali, che dipendono dalle condizioni generali della paziente incinta», spiega il primario di ginecologia del Cardarelli Fabio Sirimarco, ricordando il precedente di Napoli. Risale al 25 agosto 2013, quando una ex guardia giurata, a Lauro, provincia di Avellino, sparò per uccidere il vicino di casa e un proiettile colpì alla testa la figlia Carolina Sepe. La ragazza compì 25 anni in coma, venne sottoposta a un intervento di neurochirurgia, e intubata. In rianimazione si svolse quasi tutta la sua gravidanza, dalla decima alla ventisettesima settimana, salutata come un miracolo della scienza: Maria Liliana nacque il 19 dicembre in un'altra favola nera, senza lieto fine. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino