Marina non è Emma né Filumena 

Marina non è Emma né Filumena 
Si diventa scrittori quando si smette di mentire a se stessi, e questo potrebbe essere valido anche per un critico. Non per Antonio D’Orrico, che è altro, un titolista, un...

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Si diventa scrittori quando si smette di mentire a se stessi, e questo potrebbe essere valido anche per un critico. Non per Antonio D’Orrico, che è altro, un titolista, un venditore, un responsabile marketing. “Emma Bovary al tempo di X Factor”, scrive nel suo ultimo articolo, su “Sette”, a proposito di “Marina Bellezza” di Silvia Avallone, che ovviamente diventa «il più bel personaggio femminile dai tempi di Filumena Marturano (e della Califfa)». Abbiamo letto due libri differenti – ne ho letto uno senza lingua né ritmo né sussulti di trama – ma a parte il giudizio, la cosa che inquieta è questo amore per l’urlato, da strillone, quasi che non bastasse la verità, come si faceva e si fa con i delitti, ci vuole l’esagerazione o il dettaglio macabro, perché non basta la realtà. In questo caso siamo alla trasposizione di questa, alla proiezione dei desideri sulla pagina, a un entusiasmo fuori luogo oltre a dei paragoni che non esistono. È come se dicessi che D’Orrico mi ricorda Scilipoti per come passa da una parte all’altra da una ragione al suo contrario, mentirei a me stesso, Scilipoti ha molta più credibilità oltre che senso della misura. 
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Il Mattino