Francesco Di Leva, faccia da duro e un vero talento, l'abbiamo visto al cinema ragazzo difficile in «Pater familias», giovane camorrista in «Una...
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L'idea di affidare il ruolo del Sindaco del Rione Sanità a un uomo giovane, deciso nel fisico e nel gesto quanto il personaggio scritto da Eduardo era invece crepuscolare, è rivoluzionaria. Perché non solo pone la figura del protagonista ancora al centro del sistema criminale che rappresenta laddove la scrittura eduardiana ne faceva il simbolo di un sistema di valori e disvalori al tramonto, ma perché sottrae il testo al rischio della semplice rappresentazione naturalistica incarnandolo in una realtà viva. Lo ha spiegato al proposito lo stesso Martone: «Il teatro è vivo quando s'interroga sulla realtà, se parla al proprio pubblico non solo osando sul piano formale ma anche agendo in una dimensione politica». La decisione di calare «Il sindaco del Rione Sanità» nell'orizzonte dei nostri giorni, mettendolo presumibilmente a capo di una «paranza» di ragazzi e protagonista di una guerra di camorra simile a quelle che di questi tempi riempiono le cronache, è un gesto politico. Debuttare in un teatro di periferia, dando spazio ai giovani del quartiere è un bell'omaggio a Luca De Filippo, che dell'interesse per i ragazzi a rischio di Napoli aveva fatto l'ultimo impegno della sua vita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino