I 15 vini per conoscere la Campania

Silvia Imparato
La Campania è in crescita continua e noi lo registriamo con grande piacere ormai da ben 21 anni. Grazie ai fari accesi dal nostro giornale, la viticoltura delle cinque...

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La Campania è in crescita continua e noi lo registriamo con grande piacere ormai da ben 21 anni. Grazie ai fari accesi dal nostro giornale, la viticoltura delle cinque province è cresciuta grazie anche al sostegno dell’opinione pubblica e degli appassionati che hanno ritrovato l’orgoglio di bere i propri vini così come succede in tutte le regioni italiane.
Anche con la terza edizione del Mangia&Bevi, la fortunata guida del Mattino che accompagna le scelte di fine anno, la sezione «Campania da bere» è stata ricca di suggestioni e di novità con alcune scelte che forse faranno discutere.


Forse quella che più colpisce gli appassionati riguarda la vittoria del Fiano di Avellino Pietracalda 2014 della Feudi di San Gregorio che batte i mostri sacri dell’artigianato di questo nobile vitigno a bacca bianca. Ma non è un mistero per nessuno che negli ultimi dieci anni la qualità dei bianchi dell’azienda di Sorbo Serpico sia cresciuta in modo progressivo e costante. A nostro giudizio il Pietracalda 2014 è il più buono di sempre ed è nelle annate difficili che le aziende grandi prendono vantaggio perché hanno più possibilità di scegliere.

 
Strappa il primo posto al bravissimo Stefano Di Marzo l’azienda Petilia dei fratelli Bruno, un must per chi ama il Greco di Tufo con Roberto, l’enologo di famiglia, che rivela una mano d’oro per i bianchi. Il 2014 è buono in modo spaventoso:-)
Seguono due certezze nelle rispettive categorie, la Falanghina dei Campi Flegrei di Contrada Salandra e quella del Sannio 2014 di Fontanavecchia che hanno davvero espresso la massimo il vino simbolo della Campania, quello che più di tutti fa economia.
Per rimanere tra i bianchi, un’altra certezza è costituita dal Kratos di Luigi Maffini, un Fiano monumentale del Cilento che potete anche scegliere di conservare tutta la vita perché resta sempre giovane. Raramente un piccolo produttore riesce ad assicurare un’affidabilità così costante nel tempo.
Belle le bottiglie di due outsider, il Fiano della cantina di Solopaca, indicazione precisa di come questo vitigno si possa esprimere alla grande non solo in Irpinia e nel Cilento, ma anche nel Sannio dove da sempre è coltivato, e la Coda di Volpe di Oppida Aminea, l’azienda del Gruppo Fratelli Muratori che ha investito nel Beneventano anche in risorse familiari: c’è il giovane Matteo Muratori nella nuova cantina da poco completata.
E dopo aver confermato il nostro amore per il rosato di Luigi Reale, secondo noi uno dei migliori in assoluti nel Sud, torna alla grande la mano del professore Luigi Moio con due Taurasi, l’affascinante Macchia dei Goti di Antonio Caggiano che nella versione 2011 promette l’allungo nel tempo come nelle annate migliori e il Vigna Quintodecimo 2010, un assoluto di eleganza e precisione stilistica da incorniciare, forse la vetta mai toccata dall’Aglianico da quando esiste la docg.
Ancora rossi. La Sibilla del giovane Vincenzo Di Meo ha ben confermato il suo talentuoso Piedirosso conquistando di un soffio l’eterno campionato a tre che lo vede in amichevole e sana competizione con Contrada salandra e Raffaele Moccia mentre per l’Aglianico del Taburno è la bottiglia di Lorenzo Nifo, ancora scuola Moio, a prevalere in modo abbastanza netto. Resta a Benevento anche la palma del miglior dolce, lo Jocalis Falanghina passito di Aia dei Colombi a Guardia Sanframondi mentre tra i supercampani torna in pole il Montevetrano 2013 di Silvia Imparato, classico dei classici.
Infine premio a La Matta, la più scugnizza delle bollicine campane, un bicchiere semplice e geniale, da bere con un secchio dalla mattina alla sera!
 
 
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Il Mattino