Sono stati 385, ad aprile, i casi di morbillo registrati in Italia: cinque volte quelli verificatisi nello stesso mese del 2016. Lo certifica il nuovo bollettino settimanale...
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Avellino, per esempio, raggiunge il 98,8 per cento di copertura per la difterite, per l'epatite B e per le altre vaccinazioni obbligatorie nei primi due anni di vita; la media regionale è del 92,7.
«Il risultato è eccellente, tra i più alti d'Italia, e consente di avere una immunità di gregge, di cui beneficiano anche i bambini che non possono vaccinarsi perché immunodepressi o afflitti da altre gravi patologie e che rischiano complicanze gravi o letali se contraggono queste patologie».
Bene anche Salerno, Benevento e Caserta, l'area vesuviana e la penisola sorrentina: oltre il 95 per cento di coperture, obiettivo fissato dal ministero della salute.
«C'è una ripresa delle vaccinazioni, grazie anche a un investimento delle aziende sanitarie nei servizi di epidemiologia e prevenzione su input della Regione. Le coperture sono infatti tra i nuovi obiettivi dati ai manager, incidono sulla valutazione, e quindi sulla conferma dell'incarico, e sui bonus economici».
Tuttavia, Napoli e l'area flegreo-domizia restano un fanalino di coda: le coperture scendono all'84,9 per cento, in città, e all'87,8 in provincia. Come spiega questo dato?
«Nelle aree metropolitane le difficoltà organizzative sono maggiori anche nel promuovere un'offerta attiva, ossia campagne mirate di sensibilizzazioni attraverso la chiamata diretta delle famiglie».
Incide soltanto questo fattore?
«Naturalmente, no. A rendere meno efficaci le iniziative di prevenzione è anche la carenza di personale in organico, causata dal blocco del turn-over imposto dal piano di rientro dal debito della sanità e che non consente di tenere aperti i centri per le vaccinazioni il pomeriggio. E poi la deprivazione sociale, soprattutto nelle periferie, aggrava la situazione».
Dal monitoraggio regionale si registra anche un «ritorno» del morbillo, come nel resto d'Italia, ma anche una scarsa copertura vaccinale (all'83,9 per cento). Perché?
«Perché non c'è la percezione del rischio di complicanze e per questo si fa a meno della profilassi».
Il New York Times tira in ballo e accusa il Movimento 5 Stelle sulla questione dei vaccini. Che ne pensa?
«Non credo che il Movimento abbia inciso al punto da affossare la campagna di prevenzione in Italia».
La profilassi obbligatoria per andare all'asilo nido e alle scuole materne può essere una strategia?
«È all'esame nazionale, non in Campania. Ritengo che puntare sull'educazione sia più coerente ed efficace. Sono contraria a coercizione e obblighi di legge».
Che ruolo hanno i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta?
«Un ruolo decisivo, che va sostenuto anche attraverso convenzioni mirate. Loro potrebbero sopperire alle carenze in organico, somministrando i vaccini con il coordinamento dei dipartimenti Asl. Questa opportunità è all'esame della commissione regionale che si occupa del rinnovo dei contratti con i colleghi».
A che punto è l'applicazione del nuovo piano vaccini?
«La Regione ha subito reso gratuita la profilassi contro la meningite per neonati e dodicenni, è all'esame l'estensione del vaccino antipapilloma virus per gli adolescenti maschi. Invece, per il 2018 è fissata la profilassi contro l'herpes zoster in favore degli anziani».
Raggiungere il 95 per cento di copertura per il tetravalente (ossia, almeno le vaccinazioni obbligatorie nei primi due anni di vita): ritiene sia fattibile nel 2017?
«Sì, è fattibile: con uno sforzo concreto di tutti gli operatori del sistema sanitario». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino