Un albero di Natale tra le mimose

Un albero di Natale tra le mimose
L’amministrazione napoletana ha deciso di rivoluzionare pure il calendario, stabilendo che l’Epifania le feste non le porta via. Prendiamo, ad esempio,...

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L’amministrazione napoletana ha deciso di rivoluzionare pure il calendario, stabilendo che l’Epifania le feste non le porta via. Prendiamo, ad esempio, «N’Albero», il mastodonte dellla discordia che dovrà sfavillare su tutto il Golfo dalla Rotonda Diaz. Si sa quando si monta, ma non è ancora chiaro quanto si smonta. L’ultimo bollettino annuncia l’inaugurazione per l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, consacrato per i napoletani tradizionalisti all’allestimento del presepe, per i «modernisti» proprio all’albero di Natale, e per i cerchiobottisti a tutt’e due. Bene, siamo in regola. Sempre secondo il cronoprogramma finora dato per buono il gigante d’acciaio dovrà illuminare il Lungomare per tre mesi (ma incombono proroghe per consentire all’impresa realizzatrice di rientrare nelle spese). Calendario alla mano, si arriva, se va bene, all’8 marzo, preciso preciso, quando ormai le mimose della Festa della Donna saranno belle e sparpagliate sui marciapiedi. E meno male che nel 2017 ci sarà una Pasqua alta che cadrà il 16 aprile, altrimenti potevano pure ridare all’Albero una nuova e inedita vita, decorandolo con uova di cioccolato e con colombe. Ma intanto attorno all’imponente abete si potrà sicuramente festeggiare un insolito San Valentino e pure un Carnevale (il 26 febbraio) con Pulcinella e Colombina a lanciare coriandoli tra le luminarie. Ve lo immaginate quest’albero pigliatutto, struffoli, panettone, baciperugina, chiacchiere e sanguinaccio?


Lasciando da parte le querelle che fin qui hanno avvelenato il dibattito, questo Natale infinito è davvero una questione di buongusto, di mancanza di buongusto. Napoli, come l’Italia, è il luogo dove il provvisorio diventa stabile. Proprio alla Rotonda Diaz resistono i famosi baffi alla scogliera che dovevano essere eliminati quando si fossero concluse le regate. Stanno ancora là. Ma c’è di più, a Napoli ci sono ancora ben tre persone a libro paga per il Forum Mondiale delle Culture, il più invisibile e scandaloso buco nell’acqua della vita cittadina, costato undici milioni. L’effimero qui si fa eterno, un pozzo di San Patrizio, capace di ingoiare risorse persino quando nessuno l’ha visto e chi s’è visto s’è visto.


L’albero di Natale più longevo della storia sarà invece visibilissimo a suggellare l’unica prospettiva che finora si è riuscita a concretizzare per il Lungomare, quella commerciale e gastronomica. Al massimo sportiva. Per il resto il panorama decantato come il più bello del mondo rimane una risorsa sottoutilizzata che rischia di dar ragione a chi (a torto) si è sempre opposto alla pedonalizzazione. Rimane uno spreco, anche se il panorama basterebbe a se stesso, come è bastato per secoli ai turisti prima, durante e dopo il Grand Tour. Dopo la pizza e la mozzarelle c’è «N’Albero», quindi. E diventerà così stantio da restarci sullo stomaco. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino