«Nobel Pace al medico Denis Mukwege e alla yazida Nadia Murad» (Adn, 5 ottobre 2018, 11.09) *** Ogni tanto...
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Ogni tanto qualche notizia buona serve. Serve e fa stare meglio, fa coltivare una visione ottimistica per il futuro, fondata su valori condivisi e sulla consapevolezza degli obiettivi. Serve soprattutto per correggere visioni piccine, e saper valutare inadeguatezze e storture, di cui siamo inondati, per quel che sono.
Pur tra i dubbi e le difficoltà in cui si dibatte il Premio, apprezziamo il lavoro di chi ha assegnato il Nobel 2018 per la Pace a due persone lontanissime da noi, ma la cui storia è importante conoscere per capire - ad ogni latitudine - fino a che punto possa arrivare l'orrore delle guerre.
Nadia Murad e Denis Mukwege sono stati insigniti del Nobel «per i loro sforzi volti a porre fine all'uso della violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato». Il medico congolese è stato critico verso il governo del suo Paese ed ha curato le vittime degli stupri. Ostacolato, minacciato, ma sempre in piedi, schiena dritta nel suo camice bianco. Nadia è una donna yazida, che è stata prigioniera dell'Isis ed è oggi fortemente impegnata contro i genocidi: in passato oltraggiata, schiavizzata, violentata, venduta dai signori della guerra. Poi, finalmente, ha riconquistato la libertà.
«Sono stati premiati forza, coraggio e visione», ha detto Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue. Le lezioni di forza e coraggio, certo. Ma la visione, soprattutto, è concetto che piace di più. Perseguiti per le loro idee, perseguitati per la loro tenacia, Nadia e Denis non hanno mai perso la speranza di cambiare, di riuscire a vincere per una causa giusta, giustissima. Di libertà.
Ecco, proviamo a pensarci quando ci fermiamo, arretriamo, imprechiamo, ci lamentiamo alla prima difficoltà.
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Il coraggio sta nella forza di resistere e di soffrire (Kotzebue) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino