Napoli stamattina sì è svegliata nella metà nera della vita e della storia. E' morto Pino Daniele. Il suo grande...
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Il suo grande cuore l'ha tradito nella notte. Napoli è ora più sola. Senza temere la retorica, Pino resterà sempre una voce e un simbolo della città, con i suoi mille colori, con la sua natura di carta sporca, con la sua speranza, con le sue lacrime e con le sue risate, con il sogno di eterni lazzari felici.
Più diminuisce l'incredulità, più cresce il dolore e le prime parole che affiorano alla mente sono quelle delle sue canzoni, tante, tantissime che per quasi quarant'anni hanno accompagnato la nostra vita, l'hanno permeata, riempita e resa più bella, anche quando esprimevano rabbia o malinconia.
Pino Daniele è l'ultimo classico napoletano. Con le sue note e i suoi versi ha raccontato Napoli al mondo e ha portato il mondo a Napoli, contaminando generi lontani, sposando la melodia con il funky, il jazz con i suoni etnici, il blues con il pop, con il rock e persino con la musica classica. Ci ha fatto sognare che "un posto ci sarà per essere felici, cantare a squarciagola, e dici tutto chello ca vuo' tu".
Era schivo e solare. Un napoletano anomalo, come il suo amico Massimo Troisi, lontano dai cliché e dai luoghi comuni. E per questo un vero napoletano capace di vedere più lontano degli altri, restando con i piedi per terra, sempre in sintonia con la sua gente, tutta la sua gente, senza distinzioni di ceto e di cultura, capace di evocare e rafforzare emozioni, costruendo un nuovo inno alla città com'è e come sarà per sempre "Napul'è".
Pino, come hai cantato tu stesso, che Dio ti benedica.
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Il Mattino