Il turismo a Napoli è ormai un totem attorno al quale ci esercitiamo in una danza di parole. Ogni narrazione politica e economica della città non può...
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Si fatica a scardinare una retorica che vorrebbe Napoli ridotta a una città di soli camerieri. I turisti sono una benedizione, ma possono trasformarsi in un sipario che nasconde le storture della vita quotidiana. L'ho capito quando assieme al parroco di una chiesa che affaccia su una famosa piazza cittadina guardavamo due agguerrite squadre di ragazzini che si disputavano un pallone, rincorrendosi sui bàsoli. Un guardingo gruppetto di turisti attraversava la piazza, attento a scansare eventuali pallonate. Gli scugnizzi fermarono una prodigiosa azione offensiva per far passare gli stranieri. Dissi al prete: «Questi ragazzini, però, disturbano i forestieri che vengono a visitare la chiesa». Il religioso non rispose subito. Continuò a guardare i ragazzini che avevavo ripreso l'interminabile sfida pomeridiana e poi replicò con calma: «Non le sembra, invece, che siano i turisti a disturbare i ragazzini?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino