Notizie degli scavi 

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La letteratura al tempo dei selfie appare inutile, provare a raccontare la vita e la morte di uno scrittore diventa sempre più difficile, non lasciando pieghe tra vita e...

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La letteratura al tempo dei selfie appare inutile, provare a raccontare la vita e la morte di uno scrittore diventa sempre più difficile, non lasciando pieghe tra vita e scrittura, anche perché impera il “morettismo letterario”, l’opera della maggior parte degli scrittori italiani è capitolo di vita dopo capitolo di vita. Poi, succede, di leggere un gran bel libro: “Non fate troppi pettegolezzi” (LiberAria, pp.132) di Demetrio Paolin, che mette insieme Emilio Salgari, Cesare Pavese, Primo Levi e Franco Lucentini, le loro morti, le loro vite, e la città che li tiene: Torino. E lo fa con una profondità che è rara, analizzandole gli scritti, scovandone connessioni e rimandi, riuscendo a farci sentire tutto il dolore che li ha portati al suicidio. Ma con una discrezione che non diventa mai invasione, c’è un rispetto della scrittura di Paolin che colpisce, riesce a coniugare i luoghi dei suicidi e i loro libri, le parole e le strade che le hanno portate, senza mai cadere nel narcisismo, senza concedersi al pettegolezzo (appunto), non c’è imposizione ma ricostruzione. Il risultato è un lavoro ben fatto, un libro da salvare, uno dei pochi. 
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Il Mattino