Omicidio al Tour de France

Omicidio al Tour de France
Basta aver visto un ciclista qualunque cercare di arrampicarsi sul Galibier per capire che la vita non è facile per nessuno, figuriamoci per uno che corre al Tour de...

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Basta aver visto un ciclista qualunque cercare di arrampicarsi sul Galibier per capire che la vita non è facile per nessuno, figuriamoci per uno che corre al Tour de France, dove si mastica epica e si vive una esperienza straordinaria anche senza ammiraglie e carnevale giallo: solo a guardarlo. E, da un po’ di tempo la più importante gara ciclistica dell’anno è uscita dalle cronache sportive, dalla poesia, per farsi noir: in principio fu Gianni Mura con “Giallo su Giallo” – almeno per noi italiani – ora arriva “Omicidio al Tour de France” (Piemme) dello scrittore messicano Jorge Zepeda Patterson. Scritto una spanna al di sopra dei gialli italiani – che affogano nella serialità e muoiono di piccolezza inventiva – riesce a portare la tensione fino a Parigi sugli Champs Elysees, tappa dopo tappa, dosando agonismo, ombre, contrapposizioni e introspezione, senza perdere tensione per strada. Un libro che ha una onestà che spesso manca al genere, con un ottimo protagonista: il gregario Marc Moreau, costretto ad andare oltre se stesso. Seguendone gesta e pedalate, disavventure e pensiero, si spende bene il tempo.
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Il Mattino