Emigratis, Foggia non è solo dialetto trash in tv

Pio e Amedeo al cospetto della Sagrada Familia a Barcellona (Da Italia 1 Mediaset)
Pio e Amedeo: «La nostra educazione (s)corretta». (Vanityfair.it 19.3.2018) *** Il programma tv...

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Pio e Amedeo: «La nostra educazione (s)corretta». (Vanityfair.it 19.3.2018)

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Il programma tv «Emigratis» piace soprattutto ai giovani. Ma non solo. Ed ha anche i suoi denigratori. Come ogni trasmissione. Comicità demenziale, lo stile trash dei protagonisti (due giovani attori foggiani, Pio D'Antini e Amedeo Grieco, per tutti Pio&Amedeo). Canottiere, zoccoli e parolacce per personificare due «tipi» meridionali in viaggio all'estero con un'unica missione: scroccare (sul serio) denaro ai vip italiani. Una caricatura della cafonaggine esportata, il mondo dorato di calciatori, attori, star tv, blogger e veline che vivono oltre confine visto da due foggiani senza nè arte nè parte, con un dialetto stretto stretto che è diventato marchio di fabbrica tv.

La trasmissione può piacere o non piacere. Non è questo il punto e non stiamo qui a discuterne. Se interessa, i due attori dettagliano il senso della stessa in un'intervista: «La forza di Emigratis sta, anche, nel confronto tra mondi, nello scontro tra l'uomo della strada che noi interpretiamo e l'universo d'élite nel quale ci insinuiamo».

Per chi non avesse mai visto il programma di Italia Uno tutto ciò avviene con l'allucinante, sgangherata spontaneità dei protagonisti, senza filtri, senza vergogna. Ripetiamo, può piacere o non. Piuttosto qui interessa come Pio e Amedeo non rinneghino il loro retroterra, il loro mondo di Capitanata e abbiano il coraggio di parlarne, ovunque. Anzi, ne fanno un filo conduttore. Magari cercando di fare qualcosa di buono.

A casa di Fedez e della Ferragni, a Los Angeles, oltre a magliette e una serie di regali hanno «scroccato» gli scatti del calendario con i due, che nel mondo dell'oggi fanno soldi con tutto quel che toccano. Tutto il ricavato, però, andrà al reparto di Encoematologia pediatrica dell'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, a Monte Sant'Angelo. E a Barcellona? Hanno scroccato i biglietti per il Camp Nou, pranzi e tanto altro. Hanno rimediato le solite, tante «figuracce». E davanti alla Sagrada Familia, della quale nulla sapevano e nulla capivano, hanno azzardato un improbabile paragone con la Chiesa di Sant'Alfonso, al rione Candelaro di Foggia.

Di questa sanno, i foggiani Pio e Amedeo. Come sanno che Candelaro è semplicisticamente definito il «Bronx» di Foggia. Chissà se sanno, però, e questo possiamo raccontarlo noi, che in quella parrocchia redentorista di periferia, dove paradiso e inferno si toccano quotidianamente, sta avvenendo un miracolo dell'accoglienza da un paio di anni. Il parroco, un salentino verace di nome Don Luigi Martella, ha messo su un dormitorio per senza tetto e sbandati, fornisce un letto e una coperta, serve con i suoi volontari ogni mattina latte caldo e biscotti a chi sarebbe altrimenti destinato alla strada (ricordate Papa Francesco, sulla Chiesa dell'accoglienza?). Un fenomeno sociale di solidarietà che fa parlare, nella disastrata Foggia, dove la povertà e l'immigrazione clandestina le tasti agevolmente con mano, dove le giovani prostitute albanesi e africane battono a due passi, a tutte le ore, in via Capitanata. Perchè a Candelaro è più difficile vivere, è vero. Ma si può farlo anche con dignità come tante persone, tante famiglie che lì abitano. E tanti sbandati che qui, proprio qui, possono misurare il senso dell'accoglienza reale della Chiesa.

Ecco, allora, che ci ha fatto sorridere, con consapevolezza, il surreale paragone in tv, con lo slang di chi esplica «la qualunque» tra l'immensa opera di Gaudì e la squadrata, semplice chiesa di Sant'Alfonso. Perché esiste anche un cuore di solidarietà, proprio a Foggia, a Candelaro. Pulsa ogni notte, per chi è emigrato e senza più terra. E questo farà piacere saperlo, ai due «emigratis» del posto, Pio e Amedeo.
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«E' solito che chi parla molto e bene, opera poco e male» (Persichetti) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino