Il racconto del Sud si snoda attraverso suggestioni, stimoli occasionali, esperienze. Un racconto che si muove, nelle diverse narrazioni, tra sogno, denuncia, memoria storica,...
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Il racconto dei Sud è stato uno degli obiettivi principali, in via per ora sperimentale, della tre giorni cilentana, tra Pollica e Acciaroli, che ha messo insieme stimoli di riflessioni, uniti a provocazioni e invocazioni, invitando autori di narrativa e critici letterari di varia formazione. Ascoltare più voci è sempre arricchimento personale e motivo d'ispirazione. Le esperienze individuali forniscono sempre occasione di esplorazioni mentali, che rinfrescano memorie e letture, sollecitando voglia di confronti.
E' Sud di storia quello contadino di Levi? E' Sud di rimpianto quello che narrò Ermanno Rea nel descrivere la fine di una fabbrica e della cultura operaia? C'è il Sud descritto nella sua volgarità e nei suoi limiti, la denuncia dell'etica del male dominante e il richiamo alle identità perse e tramandate. C'è il Sud che cerca la storia nelle memorie e fa memoria d'identità nella narrazione storica.
Tanti, non un solo Sud. E potrebbe essere anche luogo non geografico limitato all'Italia, una riunione di innumerevoli Sud del mondo, quelli di chi deve affannarsi a rincorrere chi è più bello, più fortunato, più baciato dal destino che vive in altre latitudini.
C'è un insegnamento (potrebbero essercene tanti, legati alle individuali sensibilità e culture) nella tre giorni cilentana, assemblata con il suo indispensabile know-how da Francesco Durante, che ha trapiantato il suo collaudato brand di "Salerno letteratura" per farne esperimento autunnale a Pollica. E' un insegnamento semplice e banale: si mettono insieme più ospiti, con suggestioni ed esperienze, per fornire spunto di confronto. I nomi contano, certo. Ma conta anche la disponibilità ad ascoltarli, ad accoglierne le differenze.
Forse a Pollica sono mancati quei tanti cilentani che avrebbero potuto esserci, quei tanti che si lamentano che "qui non si fa mai nulla" e poi, quando c'è l'occasione, disertano. Sono mancati studenti curiosi, come i loro docenti. E' mancata la voglia di capire chi era arrivato e cosa diceva. Storia vecchia. Anche questo è Sud da raccontare. Eppure, in un momento in cui, complice il complicato periodo editoriale, gli steccati tra saggistica e narrativa, tra fiction e no-fiction si fanno sempre più labili, la curiosità diventa sempre lievito per tutto. Saggisti utilizzano sempre più romanzi tra le loro fonti e narratori si documentano sempre di più con i saggi. Tutto si tiene, se c'è voglia di interagire e di scambio.
Quella voglia, forse, si avvertiva poco nell'aria di Pollica. Non certo negli interventi, o negli organizzatori, ma pensando ai tanti che non c'erano. Ognuno ha il diritto di impiegare il proprio tempo come vuole e come riesce. Credere in qualcosa o in un'altra. Ma, fino a quando non si diffonderà il gusto di capire e ampliare le proprie vedute, si resterà fermi. Ed è una condizione che non fa bene al Sud. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino