Sergej Dovlatov: gigante d'ironia e scrittura

Sergej Dovlatov: gigante d'ironia e scrittura
Meriterebbe di più Sergej Dovlatov – di cui ricorrono i trent’anni dalla morte – ma pare che gli scrittori russi debbano avere sempre un Virgilio a...

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Meriterebbe di più Sergej Dovlatov – di cui ricorrono i trent’anni dalla morte – ma pare che gli scrittori russi debbano avere sempre un Virgilio a raccontarli come accaduto a Ėduard Limonov con Emmanuel Carrère. Ci vogliono le note e pure un po’ di ardimento, non basta la loro grande voce. C’è anche un bel film, su questo dissidente-emigrante /gigante d’ironia e scrittura, “Dovlatov”, diretto da Aleksej German: che non vedremo su Netflix, Sky e nemmeno in Rai. Negli anni passati gli scrittori russi avevano una importanza per la maggior parte dei lettori italiani che ora non hanno, nonostante la Russia sia più presente in Italia oggi che durante gli anni del PCI. Un paradosso dovlatoviano – si diceva in cattivi rapporti con la realtà –  che lo avrebbe fatto ridere delle influenze di Aleksandr Dugin sulla Lega salviniana e la destra italiana, facendone un apologo, uno dei tanti, chissà. «Mia moglie chiede ad Ar’ev: “Andrej, non capisco, ma tu fumi?”. “Vedi – dice Ar’ev, – io mi metto a fumare solo quando bevo. E siccome bevo in continuazione, molti pensano erroneamente che io fumi”». 
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Il Mattino