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«Allacciati 'a cintura», dice il divo neomelodico Lollo Love al poliziotto che si è infiltrato nella sua band per catturare un pericoloso camorrista, prima di lanciarsi all'inseguimento del medesimo. E già da qui si capisce il ribaltamento dello stereotipo praticato dai fratelli Manetti in «Song 'e Napule»: in questa storia la scelta della legalità è totale, anche nei particolari che però fanno la differenza. Il film, una commedia poliziottesca divertente e interessante per le cose che dice e per come le dice, arriva giovedì nelle sale. L'idea di far convivere le due anime di Napoli, quella borghese e qualla ultrapopolare, in un racconto fuori dai tradizionali "generi", è dell'attore Giampaolo Morelli, che in tv è stato un apprezzato ispettore Coliandro. Lollo Love è lui. Dice: «Non si vedeva al cinema una Napoli così vera dai tempi di Nanni Loy» e almeno per i tanti squarci di vita quotidiana, per il mix di alto e basso che non cede alla tentazione della cartolina, non sbaglia. I Manetti Bros vanno per la loro strada, cercano (e trovano) l'intrattenimento controcorrente capace anche di sfatare qualche pregiudizio. «Tra la nuova canzone neomelodica - dicono - e la cultura hip hop americana che nasce nei ghetti e diventa riscatto dalla criminalità c'è molto in comune». Ma forse è di Alessandro Roja, che nel film interpreta il poliziotto imbranato sotto copertura, ed è romano come i due registi, la definizione più calzante: «Napoli ti stende come ti stende un amore, è decadente a livello poetico e non capisci perché venga mangiata dentro dalle stesse persone che dicono di amarla». Il "song" 'e Napule, il suo cuore selvaggio, a ben guardare, è proprio questo.
Il Mattino