Storie che si biforcano

Storie che si biforcano
Quando Franco Maria Ricci annunciò a Borges che voleva costruire il più grande labirinto del mondo, Borges gli rispose: «il secondo più grande del...

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Quando Franco Maria Ricci annunciò a Borges che voleva costruire il più grande labirinto del mondo, Borges gli rispose: «il secondo più grande del mondo, vorrai dire, perché il primo è il deserto». Ora abbiamo quello più piccolo, tascabile, il labirinto costruito da Dario De Marco con “Storie che si biforcano” (Wojtek edizioni), nel quale il lettore può perdersi e ritrovarsi. Un libro che gioca, rovescia, indispone, ribalta. In una Italia culturale afflitta dalla banalità, priva di avanguardie – seppure comiche – De Marco gioca, si diverte e diverte con un libretto che è una scatola di costruzioni, un mazzo di carte con sfumature cortázariane, portando stupore. Vedere le pagine rovesciate, prima di leggere un libro che va in due direzioni come se fosse uscito dal castello dei destini incrociati, fa pensare che c’è ancora una possibilità, che non è tutto giallo e serialità, che ci sono ancora scrittori e piccoli editori che hanno voglia di rovesciare la realtà, provando a darle un’altra forma, mette speranza. Poi i racconti funzionano, i nodi tengono, la lingua c’è, tecnicamente un piccolo miracolo dell’editoria artigianale, un granello di sabbia che blocca per un attimo la grande ruota dell’inutile.

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Il Mattino