The eyes of darkness

The eyes of darkness
La pandemia ha portato una corsa alla letteratura che aveva immaginato contagi e invasioni, qualche giorno fa “El Mundo” raccontava “The eyes of darkness”...

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La pandemia ha portato una corsa alla letteratura che aveva immaginato contagi e invasioni, qualche giorno fa “El Mundo” raccontava “The eyes of darkness” del citatissimo Dean R. Kootz, le cui copie ora costano un botto, perché aveva raccontato di un virus, Wuhan-400, partito da un laboratorio cinese. Non c’interessa se quella storia è la più vicina alla realtà, ma la fantascienza che abbiamo abbandonato, da quando non ci sono più Fruttero&Lucentini, in funzione della narrativa da generazione-Ikea. E subito appare il Redford/Condor nel film di Sydney Pollack: “Three Days of the Condor”, che poi era un libro di James Grady dove i giorni erano sei. Condor lavorava in un reparto della Cia dove si leggevano saggi e romanzi di ogni parte del mondo che immaginavano scenari storici differenti o che avevano storie assurde che poi divenivano realtà come è successo a Kootz e altri. Succedeva anche a Philip K. Dick, considerato spazzatura, pochi lo prendevano in considerazione, tranne la Cia –  divenuta una sua meravigliosa paranoia –: non capendo bene le sue pagine o addirittura applicandole, visto che siamo in un mondo sempre più dickiano. Forse è il caso di tornare a immaginare il mondo invece di compilare solo diari di crisi matrimoniali.  
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Il Mattino