Tiberio Mitri: cinema naturale

Tiberio Mitri: cinema naturale
Non ha avuto una vita facile, il pugile Tiberio Mitri, ma ha accumulato tanta di quella bellezza tra epica ed estetica, cadute e trionfi, che quasi non gli si crede. Un uomo umile...

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Non ha avuto una vita facile, il pugile Tiberio Mitri, ma ha accumulato tanta di quella bellezza tra epica ed estetica, cadute e trionfi, che quasi non gli si crede. Un uomo umile che faceva impazzire Vittorio Gassman e Walter Chiari, rifiutava “Il grido” di Antonioni – «il cornuto non lo faccio» –, resisteva fino all’ultimo ai pugni di Jack LaMotta e dietro si portava una infanzia da Charles Dickens – dolori e spilli –ma intorno al posto di Londra c’era Trieste. Un pugile bello in una Italia di brutti, dove i belli – appunto – si contavano e spedivano in copertina, un dissipatore di vita e sport, successi e donne, finito in pigiama, sotto un treno. Tiberio Mitri era già cinema naturale, bastava montarlo, e lo fece da ghost il più grande ante-gonzo-journalist italiano: Giancarlo Fusco con “La botta in testa” (Sellerio), risultato: una sinfonia. Mitri va avanti e indietro nella sua vita, mentre torna in treno dopo aver preso un colpo inaspettato da una scamorza. Fusco vorrebbe essere Mitri e viceversa: insieme sono un grande libro. 
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Il Mattino