Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali degli Stati Uniti, tra i commenti di editorialisti e giornalisti vari sta prevalendo la voglia di autoflagellazione....
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Non conosco categoria più adusa all’autodenigrazione di quella dei giornalisti, sempre in prima fila a sputtanarsi da soli. I giornalisti non sono Sibille Cumane, possono prendere delle clamorose topiche, possono non capire, soprattutto quando sono in atto profonde trasformazioni sociali e culturali. Da qui a suonare le trombe dell’Apocalisse ce ne passa. Piuttosto, acalàmme e faticàmme per capire e far capire che cosa sta davvero accadendo, senza atteggiarci a mosche cocchiere, ma neanche a reliquie di un passato ormai sepolto. L’autocritica è sana e giusta, ma a tutto c’è un limite. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino