Una vita all’estremo

Una vita all’estremo
La letteratura risveglia storie, riporta sulla terra uomini, rimette insieme pezzi di geografia lontana e soprattutto sposta chi legge. Gianfranco Calligarich è uno dei...

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La letteratura risveglia storie, riporta sulla terra uomini, rimette insieme pezzi di geografia lontana e soprattutto sposta chi legge. Gianfranco Calligarich è uno dei pochi scrittori italiani con questa forza. Per questo laterale, perché dispari e autentico. Da anni scrive romanzi che viaggiano oltre il conformismo della cultura italiana, pezzi unici, non assimilabili. Ora con “Una vita all’estremo” (Bompiani) racconta l’esistenza e le esplorazioni africane di Vittorio Bottego, una biografia da canzone di Franco Battiato, un inseguitore del filo dell’orizzonte, un italiano che va scomparendo. E che trovò anche la fiducia dei due fondatori di questo giornale, Serao e Scarfoglio, quando Napoli era la porta dell’Africa. Per trovare un paragone bisogna andare all’irlandese Roger Casement, raccontato da Mario Vargas Llosa ne “Il sogno del celta”. Dopo aver letto questo libro di Calligarich sarete costretti a cercare quelli di Bottego, i suoi resoconti, e quindi a farlo tornare. Scoprendo Giuba e Omo, divinità fluviali, e l’Africa (orientale) autentica e ancora tutta da saccheggiare e massacrare, trovando anche un ragazzo italiano, che come Rimbaud ne subì il fascino.

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Il Mattino