Uomini e comandanti

Uomini e comandanti
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Era un Fenoglio più inquieto Giulio Questi: scrittore, regista, sceneggiatore e a volte anche attore – con faccia aristocratica – se a chiederglielo erano Fellini o Germi. Un uomo difficile ma con moltissime capacità. Raccontò la Resistenza senza enfasi, come se fosse un western in “Uomini e comandanti” (Einaudi), lui che aveva girato un western divenuto cult e amato da Quentin Tarantino: “Se sei vivo spara”. Lo ricordo perché tra quelli che hanno scritto di Resistenza, dopo Fenoglio, è il più laterale, con una visione differente e senza benefici, la sua è una lotta di libertà e basta. E questo lo si capisce bene anche nella sua confessione biografica, “Se non ricordo male” (Rubbettino), come nel suo ultimo romanzo, “Effetti & scadenze” (Rubbettino). Tutto in lui era una congiunzione dal valore ipotetico: dal cinema alla letteratura, dalla Resistenza alla vita, e così ha vissuto: sdraiato su un se slabbrato e consumatissimo, incomprensibile alle maggioranze, agli editori ai produttori e soprattutto al suo paese che l’ha dimenticato in fretta per paura di doverci fare i conti.
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Il Mattino