Catanzaro - Fondi comunitari «rubati» da dipendenti, dirigenti e funzionari dell’Asp di Catanzaro in maniera «spudorata» e utilizzati per...
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Il progetto, una volta ottenuto un anticipo di oltre 300mila euro, è rimasto solo sulla carta come hanno dimostrato le indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro. In particolare due dirigenti dell'Asp di Catanzaro sono finiti ai domiciliari, sette invece le misure interdittive nei confronti di dirigenti e funzionari indagati, a vario titolo, per concorso in peculato aggravato e favoreggiamento personale; oltre 300mila euro i beni sequestrati. «Chi ruba deve andare in carcere non ai domiciliari – ha affermato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri -, ci troviamo di fronte ad intercettazioni chiare e prove inoppugnabili. Ci ha particolarmente colpito e disgustato l’arroganza e la spregiudicatezza nell’utilizzare fondi europei destinati a migliorare la qualità della vita degli anziani per poi andare ad esempio a villeggiare in Spagna con la famiglia».
Secondo la Guardia di finanza i responsabili «si sono indebitamente appropriati, nel corso di due anni (2014-2016), di oltre 166 mila euro, attraverso l’elargizione, a se stessi, di cospicui emolumenti per il fittizio apporto lavorativo fornito da ciascuno». Il 54enne Giuseppe Romano, responsabile unico nonché referente del progetto per l’Asp di Catanzaro, oggi finito agli arresti domiciliari, travisando le finalità del progetto, ha reiteratamente richiesto, ed ottenuto, per sé e per altri dieci indagati, la liquidazione di ingenti indennità “fuori busta paga”, illecitamente spesate con denaro proveniente dai fondi europei, predisponendo la documentazione connessa a tali erogazioni illecite con il concorso di Ieso Rocca (49 anni), anch’egli colpito dalla medesima ordinanza restrittiva. Inoltre il dirigente si è appropriati di altri 13mila euro a titolo di rimborso spese: ha addebitato i costi di una trasferta a Barcellona con la famiglia a carico del finanziamento progettuale. Condotte illecite rese possibili grazie anche al favoreggiamento di Giuseppe Pugliese, 49 anni, dirigente amministrativo dell’Azienda sanitaria colpito da interdizione dai pubblici uffici, il quale, da un lato, si sarebbe «speso affinché la dirigenza aziendale non denunciasse la vicenda all’autorità giudiziaria, e dall’altro avrebbe fornito indicazioni ai responsabili sulle modalità di predisposizione della documentazione giustificativa idonea a eludere i controlli».
«La documentazione avrebbe potuto ingannare chiunque – ha affermato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri - ma accanto alla documentazione ufficiale esisteva quella ufficiosa scoperta grazie a queste “confessioni extragiudiziali”: si decideva a tavolino quante ore bisognava far risultare quel giorno, addirittura si proponeva per i futuri progetti di adeguare il compenso non ad orario ma ad obiettivo. La sottrazione di fondi avveniva in maniera spudorata, con compensi lucrati indebitamente per un’attività che sicuramente non è stata svolta».
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Il Mattino