Rosarno. Assassinato per l'eredità, congiura di famiglia contro Antonio

Rosarno. Assassinato per l'eredità, congiura di famiglia contro Antonio
Pretendeva la parte maggiore dell'eredità perché si occupava dell'anziana madre: per questo motivo un'intera famiglia si è coalizzata per...

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Pretendeva la parte maggiore dell'eredità perché si occupava dell'anziana madre: per questo motivo un'intera famiglia si è coalizzata per eliminare il "problema". E lo hanno ucciso. Poi hanno trascinato il corpo in casa inscenando una improbabile rapina. 

 
Era il 14 agosto dello scorso anno quando Antonio Scarfone fu assassinato a colpi di pistola a Rosarno. I suoi fratelli dichiararono ai carabinieri di averlo trovato morto in casa, ma le cose erano andate diversamente. E la compagna della vittima, testimone oculare del delitto, si rifugiò dai carabinieri e raccontò loro, ancora annichilita da tanto orrore, ciò che era appena accaduto. Ma c'era bisogno di prove e i militari dell'Arma hanno lavorato intensamente per raccoglierle. Intercettazioni e analisi incrociate di elementi raccolti anche dai Ros hanno cementato le accuse della donna. 

La ricostruzione del delitto è degna dei peggiori thriller. Ad Antonio spararono suo fratello e suo nipote, Angelo Scarfone  e Luigi Timpani, ed entrambi furono arrestati due giorni dopo. Da oggi nel già inquietante scenario familiare si sono incastrate altre due figure: la sorella della vittima e suo marito. Entrambi erano presenti quando Antonio fu assassinato e il suo corpo fu poi trascinato all'interno della villa materna, quella villa che figura tra i beni dell'eredità contesa.  

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, agli ordini del colonnello  Giancarlo Scafuri, hanno ricostruito il movente e arrestato tutti i presunti responsabili. Parenti serpenti, dunque, questo il quadro emerso nei quattro mesi di indagini coordinate dalla procura di Palmi e affidate alla compagnia di Gioia Tauro diretta dal tenente Gabriele Lombardi. Il cerchio si è chiuso con un'intera famiglia accusata di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’ aver commesso il fatto approfittando di circostanze di tempo e di luogo, nonché del reato di detenzione illegale di arma da fuoco.


Le contese per l'eredità dell'anziana madre degli Scarfone, nel frattempo deceduta, si sono concluse dietro le sbarre delle carceri reggine di Arghillà e Panzera dove tutti gli indagati, da oggi, si trovano detenuti.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino