È un grido di dolore quello di Gaetano Saffioti, una denuncia sul Sud e la Calabria e sulle istituzioni che non seguono chi denuncia. La storia di un uomo che è...
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Dopo le denunce «la mia vita è migliorata ma quanto rammarico», dice e spiega perché «ho denunciato per amore del mio lavoro, della mia Calabria, una terra che vedo come un giovane intelligente ma svogliato. Ho denunciato per smascherare un sistema di corruzione che vede insieme la criminalità e parte delle amministrazioni. Prima delle denunce, in Calabria, avevo una media di vittorie alle gare buona, una aggiudicazione ogni trenta partecipazioni. Dopo le denunce ho partecipato a più di mille gare, mai vinto. Sono l’eterno secondo ma non lascio la mia terra e continuerò ad insistere perché sarebbe un pessimo segnale, resto e vado avanti perché lavoro in tante parti d’Italia, all’estero da Dubai al Qatar. Dappertutto ma non dove ho denunciato». «Non ho problemi ma penso a chi denuncia e poi rischia di morire, di chiudere. Le gare pubbliche dovrebbero destinare una quota, fosse anche l’1%, alle imprese che hanno denunciato la criminalità. Sarebbe un ottimo segnale ed uno stimolo, una garanzia per chi ha timori».
Durante la mattinata Saffioti ha presentato il prossimo film del regista Ambrogio Crespi “La mano nera, storie di uomini sotto scorta”, lui che da 17 anni vive sotto scorta: «Sono contento di dare il mio contributo».
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Il Mattino