CIRÒ MARINA - «Assassino, assassino; sei una bestia»: il grido unanime della folla inferocita che ieri sera si è radunata davanti alla caserma di Crotone...
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Determinanti sarebbero state le prove del Dna. Tracce biologiche della vittima sono state trovate sulla macchina di Fuscaldo e sui suoi capi d’abbigliamento. I Ris di Messina e di Roma sono ancora al lavoro per analizzare le prove acquisite. Da giorni i carabinieri del comando provinciale di Crotone, diretti dal colonnello Salvatore Gagliano, insieme ai colleghi della compagnia di Cirò Marina erano al lavoro per setacciare, insieme ai Ris, ogni angolo dell’appartamento a caccia di qualsiasi indizio utile alle indagini. Setacciate anche le campagne vicine alla ricerca dell’arma del delitto. Da chiarire il movente che potrebbe essere legato a questioni economiche tra la vittima e il 50enne, marito dell’amica di Antonella.
Nei giorni scorsi oltre a Salvatore Fuscaldo, bracciante agricolo, erano finiti nel registro degli indagati anche la moglie, F.A. di 48 anni, e un uomo di 42 anni che frequentava la vittima. Accertamenti erano stati compiuti anche sui vestiti dei tre indagati, ma i coniugi si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Le indagini vanno avanti e proseguiranno per accertare altre responsabilità e verificare l’eventuale coinvolgimento della moglie di Fuscaldo.
L’assassino ha colpito con particolare accanimento. A determinare la morte della donna un colpo alla testa inferto con un corpo contundente. Sarebbe stata uccisa con quattordici fendenti al torace e all’addome e venti colpi al capo. Antonella, da quanto è stato possibile ricostruire dagli specialisti della scientifica, si sarebbe difesa strenuamente fino alla fine. A trovare il corpo, riverso in una pozza di sangue, era stato il fratello che, preoccupato per il fatto che la donna non si fosse presentato al lavoro la mattina del 9 marzo, è andato a cercarla a casa, un'abitazione del paese dove Antonella Lettieri viveva da sola e faceva la commessa in un negozio di alimentari. La vittima indossava il giubbotto e aveva il telefonino accanto a sé. Un particolare che ha fatto ipotizzare che il delitto sia avvenuto proprio nella serata dell’8 marzo, a rientro a casa dal lavoro. E poi, forse per simulare un furto, l’abitazione, situata al pian terreno, è stata messa a soqquadro ma dall’appartamento non è stato portato via nulla. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino