Sembrava una vicenda di 'ndrangheta come tante ne sono accadute in passato: un affiliato, Giuseppe Barbaro, di 54 anni, che muore in carcere; il questore che vieta funerali...
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Non é chiaro, a dire il vero, se questo ricorso sia stato formalizzato e che fine abbia fatto. Sta di fatto che i funerali di Barbaro si sono svolti effettivamente stamattina alle 6, nel cimitero di Platì, così come aveva disposto il questore Grassi. L'unico aspetto particolare é che alle esequie, malgrado l'ora proibitiva, si sono presentati in tanti, e non solo i familiari più stretti. A questo c'é da aggiungere che lo stesso don Giuseppe ha voluto celebrare oggi pomeriggio un rito funebre in memoria di Barbaro nella chiesa principale di Platì al quale si sono presentati, oltre ai parenti del defunto, decine di persone. «Questo perché - ha detto don Giuseppe - Platì é rimasto scosso da questa vicenda ed ha manifestato chiari segni di ribellione, oltre che di sofferenza e di rabbia. Siamo convinti, in sostanza, che l'ordinanza del Questore non sia stata ben ponderata. Il problema di Platì é che il paese, in passato come oggi, é vittima di una forma grave di criminalizzazione. E per questo gli abitanti si sentono offesi, anche perché non si può fare di tutta l'erba un fascio».
Don Giuseppe é originario di Ome, in provincia di Brescia. Ha fatto per molti anni il missionario in Amazzonia ed al suo rientro in Italia non ha voluto andare in una tranquilla parrocchia del nord, preferendo farsi mandare in una realtà difficile e complessa, sotto molti aspetti, come Platì. Parlando di Giuseppe Barbaro, il parroco lo ha definito «un pover'uomo che era tutt'altro che un elemento di spicco della criminalità organizzata. Il prossimo anno sarebbe dovuto uscire dal carcere, ma ha avuto la sfortuna di ammalarsi gravemente. A questo c'é da aggiungere che chi sarebbe dovuto intervenire per aiutarlo a lasciare il carcere non ha creduto alla sua malattia, che invece era assolutamente vera. E così Giuseppe Barbaro, tra mille sofferenze, é morto nella sua cella. In più gli hanno negato la possibilità di avere funerali pubblici, come avrebbero voluto i suoi familiari. Una società civile può tollerare tutto questo?». A dare manforte al parroco di Platì é arrivata in serata una nota del Vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva, che nel ricostruire la vicenda ha definito Giuseppe Barbaro «un padre di famiglia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino