'Ndrangheta, estradato Vadalà: fu fermato per l'omicidio di un cronista

L'imprenditore reggino Antonio Vadalà
Rientrerà oggi in Italia Antonio Vadalà, l’imprenditore reggino arrestato in Slovacchia lo scorso mese di marzo in seguito a un’indagine della Dda di...

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Rientrerà oggi in Italia Antonio Vadalà, l’imprenditore reggino arrestato in Slovacchia lo scorso mese di marzo in seguito a un’indagine della Dda di Venezia che ha smantellato un’associazione a delinquere di matrice ’ndranghetista radicata in Veneto dedita al traffico internazionale di stupefacenti e al riciclaggio di denaro. 

Il nome di Vadalà compariva nell’ultimo articolo a cui stava lavorando il giornalista slovacco Jan Kuciak, assassinato il 22 febbraio insieme alla fidanzata Martina Kusnirova. Nell’inchiesta ricostruiva i legami fra politici slovacchi, imprenditori e ‘ndrangheta. E la pista delle indagini portò subito alla Calabria: il 43enne originario di Bova Marina, il primo marzo, venne fermato come sospettato del duplice omicidio insieme ad altre sette persone, tra cui il fratello e il cugino.

«È verosimile che dietro l'omicidio ci siano le famiglie calabresi. È ovvio che la 'ndrangheta è capace di fare queste cose. E si sta estendendo verso l’Est». Ad affermarlo fu il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, intervenuto sull'uccisione del reporter slovacco Jan Kuciak e il coinvolgimento dei calabresi.  Ma l’imprenditore reggino e gli altri fermati vennero rilasciati una volta scaduti i termini della custodia cautelare: la polizia slovacca nelle 48 ore previste non trovò le prove necessarie per passare a un’accusa formale.

Vadalà, per un periodo socio di Maria Troskova, ex assistente del premier Robert Fico, finisce di nuovo in carcere per associazione a delinquere  finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio, per aver creato – secondo la Guardia di finanzia di Venezia - insieme ad altri componenti della banda di matrice 'ndranghetista dei canali commerciali leciti da utilizzare per l'importazione di droga dal Sudamerica e gestito singole operazioni di importazione finanziando l'acquisto di stupefacente grazie a sue società. Inchiesta che conferma il legame tra Slovacchia e la ’ndrangheta.

Oggi, così come annunciato giorni fa dai procuratori slovacchi, Vadalà rientrerà in Italia, scortato da personale dello SCIP, Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. 

All’arrivo a Fiumicino, saranno espletate le formalità dell’arresto sul territorio nazionale all’ufficio di Polizia di Frontiera Aerea e immediatamente verrà trasferito nella competente casa circondariale a disposizione dell’autorità giudiziaria veneta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino