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Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove i reparti di detenzione sono intitolati a fiumi come Nilo, Tamigi, Tevere, l'acqua è arrivata soltanto ieri. A distanza di ventisei anni dalla sua costruzione, la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere ha finalmente una rete idrica collegata con quella della città, ponendo la parole «fine» ai gravi disagi che la popolazione carceraria e il personale della struttura erano costretti ad affrontare, soprattutto nel periodo estivo. La cerimonia di apertura della «chiave dell'acqua» si è tenuta ieri nella «centrale idrica» del carcere alla presenza dei vertici del Dap e di altre autorità.
Poche e semplici parole, ma cariche di significato quelle pronunciate dal direttore del carcere Donatella Rotundo («dopo 26 anni arriva finalmente l'acqua corrente»), nella giornata che ha segnato un momento «storico» per l'istituto di pena casertano noto alle cronache per la pagina nera delle violenze ai danni di detenuti commesse dai poliziotti penitenziari il 6 aprile 2020, con il processo partito a novembre nell'aula bunker annessa al carcere. Ieri è stata superata un'altra pagina buia del penitenziario «Francesco Uccella», aperto nel 1996 senza allacciamento alla condotta idrica pubblica, tanto che l'acqua da bere, per lavarsi o per le docce, è stata garantita nei quasi tre decenni da cisterne e bottigliette. «Cancelliamo una macchia», ha affermato ieri il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mirra che nel 2018, come Comune, ebbe il finanziamento di due milioni di euro attraverso la Regione; soldi che, ricorda Stefano Graziano, deputato casertano Pd tra gli artefici della soluzione al problema idrico, «furono previsti nella Finanziaria 2016, poi dopo vari passaggi burocratici durati un paio d'anni, la Regione li ha messi a disposizione del Comune». I lavori di allaccio sono stati rallentati dalla pandemia, ma sono finalmente terminati; il Comune li ha realizzati fino a poco dopo l'ingresso del carcere, l'amministrazione penitenziaria ha portato l'acqua nei rubinetti.
Presente all'apertura simbolica della chiave dell'acqua anche il Vice-capo del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) Carmelo Cantone, all'ultimo giorno di servizio, visto che arriveranno i nuovi vertici indicati dal governo Meloni. «Ricordo le varie tappe del problema idrico, le forti polemiche di qualche anno fa, ma con la sinergia istituzionale abbiamo risolto anche questo. Come dissi nel luglio 2021 quando fui qui con il premier Draghi e il ministro Cartabia dopo l'emersione dell'indagine sulle violenze, l'amministrazione penitenziaria deve ripartire da Santa Maria Capua Vetere».
Non solo la camiceria, la sartoria per le mascherine e le pochette o il laboratorio di dolci: la «rinascita e trasformazione» del carcere di Santa Maria Capua Vetere da istituto noto per le violenze ai danni dei detenuti a istituto «modello», passa anche attraverso altri progetti.
Il Mattino