Non occorre retorica o chissà quale parola a effetto per descrivere la sua storia e il percorso che l’ha portata in sette mesi a diventare una donna completamente...
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Tuttavia, a causa della stazza orversize per lei non ci sono reparti specialistici, meno attrezzature idonee. Per cui, nonostante il delicato e precario stato di salute deve restare nelle stanze del pronto soccorso, dove la dirigenza sanitaria allestisce una sala di terapia intensiva di fortuna. Nel frattempo i suoi figli cercano centri sanitari specializzati che possano ospitarla e curarla nel migliore dei modi, ma non li trovano. Sembra che non ci sia disponibilità di letti da nessun parte in Campania. Fra i parenti della donna monta rapida lo scoramento; la figlia fa anche un appello disperato attraverso il sito internet del Mattino. La svolta avviene grazie all’incontro con l’Ons, un’associazione che si occupa di pazienti superobesi, presieduta da Giorgio Garofalo, il quale si fa da tramite con l’Obesity center di Pineta Grande a Castel Volturno. Anche qui (struttura privata ma convenzionata col sistema sanitario nazionale) non c’è spazio, e una lista d’attesa troppo lunga per il precario quadro clinico di Adele. Tuttavia, il buon senso dei dirigenti della struttura sanitaria domiziana ha la meglio sui rigidi protocolli ed è consentito il rapido trasferimento della signora di Somma Vesuviana al reparto del primario Cristiano Giardiello. La paziente è immediatamente stabilizzata e conosce subito l’intera equipe dell’Obesity Center che si prende cura di lei, con la quale stabilisce da primo momento un rapporto basato soprattutto sulla fiducia. Adele si affida completamente a quelli che definisce «i miei angeli. Ognuno ha donato una parte di sé per me. E lo ha fatto non solo per lavoro, ma col cuore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino