Le emergenze ambientali dell’agro calano si incrociano con le vicende giudiziarie delle persone a diverso titolo interessate. Il nuovo paradosso riguarda gli ambientalisti e...
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Ma proprio nell’ultima settimana, come fulmini a ciel sereno, sono arrivate due notizie choc che riguardano i casi Ilside ed ex Pozzi. Tre militanti del centro sociale «Tempo Rosso» di Pignataro Maggiore, impegnati nel controllo popolare sulla discarica abusiva interrata più grande d’Europa nei terreni della vecchia azienda di ceramiche, sono stati condannati con una ammenda di 850 euro. La contravvenzione rilevata è la manifestazione non autorizzata del 7 ottobre del 2017, una delle tante organizzate dagli attivisti nel corso dei mesi per sensibilizzare all’importante questione ecologica che proprio in queste ore ha finalmente visto muoversi qualcosa. Lo scorso 10 aprile l’amministrazione Calvi Risorta ha dato il via alle operazioni di pulizia delle trincee di terreno scavate dalla Forestale nel 2015.
Un’impresa specializzata ha avviato gli interventi preliminari alla bonifica: le operazioni di taglio di erba e di rimozione dei rifiuti emersi dagli scavi delle trincee di prospezione sono cominciate grazie al finanziamento di 50mila euro della Regione, che ha affidato al Comune soltanto la prima fase della decontaminazione. Ma è il secondo caso giudiziario che ha riscosso ancora più clamore tra i cittadini di Bellona.
Il 3 aprile si è aperto il processo a carico dei membri del comitato «Mai più Ilside», che lo scorso anno si erano recati negli uffici comunali per protestare contro la burocrazia che stava allontanando le operazioni di bonifica. In quella occasione gli amministratori avevano chiesto l’intervento delle forze dell’ordine e c’erano stati alcuni momenti di tensione. La protesta si concluse con 11 denunce. Nel corso della prima udienza sono state sollevate alcune eccezioni per omessa notifica, costringendo il giudice a rinviare l’udienza al 6 novembre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino