Ferito alla testa, l'ospedale lo dimette ma Bobb Alagiee non se ne va

Ferito alla testa, l'ospedale lo dimette ma Bobb Alagiee non se ne va
È un degente ufficialmente dimesso dall'ospedale Cardarelli di Napoli ma il suo legale si oppone a questa decisione e si appella addirittura al ministro della Salute...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
È un degente ufficialmente dimesso dall'ospedale Cardarelli di Napoli ma il suo legale si oppone a questa decisione e si appella addirittura al ministro della Salute Beatrice Lorenzin per chiedere un intervento speciale sul caso. Quello di Bobb Alagiee il gambiano diciannovenne resosi autore quasi un mese fa di un incendio nella comunità La Vela di Gricignano d'Aversa e, subito dopo, diventato vittima di una ferita da proiettile al volto esploso dal gestore della struttura colpito a sua volta allo zigomo in seguito a una lite da una pietra che poco prima aveva lanciato lo stesso profugo.

 
Potrebbe diventare un caso di giurisprudenza il rifiuto del degente gambiano ad andarsene dall'ospedale napoletano: l'altro giorno, infatti, alla notizia delle dimissioni comunicategli dai vertici sanitari aveva subito contattato il suo legale per bloccare la sua uscita dal reparto di chirurgia maxillo-facciale del nosocomio partenopeo, dove Alagiee è ricoverato dal dieci novembre scorso. «Ha bisogno di un sostegno morale e di beni primari», ha dichiarato il suo legale, Hilary Sedu, ma per il direttore del reparto, Salvatore Parascandolo, Bobb sta bene e non è in pericolo di vita: dunque può lasciare l'ospedale. «Si muove bene, parla e quando ha bisogno viene addirittura alla guardiola per le sue richieste. È un ragazzo molto provato, non credo stia facendo una scena», ha spiegato poi il medico commentando il silenzio dell'extracomunitario mentre era immobile sulla barella ed emetteva con apparente sforzo alcuni suoni davanti al microfono e alle telecamere del Tg regionale, presenti ieri in ospedale per intervistarlo. Ma Bobb non è riuscito a parlare.
 
Per il suo legale «Bobb in queste condizioni non può uscire dall'ospedale per essere trasferito in un'altra struttura, anzi in un centro di accoglienza dove non potrà avere l'assistenza medico-sanitaria adeguata, viste le sue condizioni attuali. Quindi occorre portare Bobb in una struttura adeguata per rimuovere il proiettile e perciò mi appello al ministro» ha aggiunto Sedu. Il proiettile esploso dalla pistola di Della Gatta (l'imprenditore e gestore del centro La Vela accusato di tentato omicidio e agli arresti domiciliari da pochi giorni su decisione del Riesame, dopo due settimane di carcere) è ancora conficcato in una vertebra dell'extracomunitario ma, paradossalmente, ha spiegato il dottor Parascandolo «è in una posizione che, almeno per il momento, non crea alcun nessun disagio funzionale, anzi allo stato è più rischioso togliere il proiettile che lasciarlo lì dove si trova. È chiaro che la situazione va monitorata». La vicenda potrebbe evolversi nelle prossime ore ma al momento, da un lato c'è la certificazione dell'ospedale con la quale si autorizza Bobb a lasciare il Cardarelli e dall'altro la sua opposizione.

Bobb, prima della vicenda dell'incendio de La Vela, dove in precedenza aveva svuotato anche gli estintori - era stato protagonista di altri episodi di ribellione, tutti denunciati alle forze dell'ordine dal gestore della struttura (non si hanno notizie su eventuali provvedimenti o sbocchi giudiziari adottati) era stato destinatario di un provvedimento della Prefettura di Caserta con il quale gli era stata revocata l'accoglienza nella struttura di Gricignano.


È probabile che sarebbe stato trasferito in altri centri, visto che il rimpatrio non è possibile essendo in attesa di risposta sulla richiesta di asilo. Di lui si racconta che avrebbe subìto torture in Libia tali da provocargli fratture e contusioni agli arti superiori e inferiori, per cui aveva bisogno di un ricovero in ospedale e di cure particolari e di una figura che lo ascoltasse, come un mediatore, che a dire dei suoi legali non esisteva presso il centro oramai chiuso dopo l'incendio.
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino