Amianto, dura protesta: non in piazza ma in video

Amianto, dura protesta: non in piazza ma in video
Tra annunci di proteste e aperture al dialogo, resta pur sempre in bilico la sorte dei lavoratori delle industrie ferroviarie già esposti all'amianto. Ormai da...

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Tra annunci di proteste e aperture al dialogo, resta pur sempre in bilico la sorte dei lavoratori delle industrie ferroviarie già esposti all'amianto. Ormai da più di un anno hanno tutte le carte in regola (Inail e Inps compresi) per godere dei benefici previdenziali previsti dal 2017 (l'anticipo è di circa 5 anni rispetto al tempo riconosciuto per l'accesso alla pensione), ma una burocrazia ostica e rigorosa nega loro un'opportunità che è sostanzialmente un diritto acquisito. Ieri è pervenuto dalle organizzazioni sindacali di categoria l'ultimo avviso di una «sospensiva» della manifestazione nazionale di protesta già organizzata per giorno 16 e alla quale avrebbero dovuto prender parte, tra gli altri, anche i dipendenti dell'ex Firema di San Nicola la Strada e di Tito.


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IL CONFRONTO
Al posto dell'iniziativa di lotta ci sarà invece l'incontro in videoconferenza convocato dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che dovrebbe fornire linee di indirizzo più operative per la trattazione della vicenda, sicuramente più esplicite rispetto agli esiti deludenti già registrati nel vertice di gennaio scorso. «Resta inteso - questo l'ultimo segnale dei metalmeccanici - che se non verranno individuate soluzioni certe, riprenderemo la contestazione aggiornando lo svolgimento della prevista manifestazione di lotta alla settimana successiva». Rinvio, insomma, a tempo scaduto, quello delle parti sociali che ripetono ancora una volta che in tema di diritti non si può tornare indietro, che nulla può essere disatteso soprattutto in un contesto di crisi industriale dove spesso viene a mancare sia il lavoro sia il salario. Come nel caso dell'ex Firema di Tito dove le problematiche connesse alla previdenza si stanno aggravando ancor di più, in coincidenza col termine del percorso degli ammortizzatori sociali. È qui infatti che il fronte è più infuocato che mai a seguito del presidio organizzato dai sindacati presso il Palazzo di Governo di Potenza, per le risposte affatto rassicuranti fornite dal ministero del Lavoro. «Per le varie interlocuzioni con l'Inps - così scrive al prefetto lucano il capo di gabinetto del ministero - il nostro ufficio legislativo ha comunque provveduto a elaborare una norma volta a garantire l'immediato espletamento dell'istruttoria richiesta per la concessione del richiamato beneficio previdenziale». Ed è proprio sulla base di una risposta di questo tipo da parte istituzionale che i lavoratori di Tito, giorno 13, hanno deciso di rivolgersi direttamente ai vertici della Regione Basilicata. In salita, sia pure con un livello di drammaticità meno intenso, la rivendicazione dei dipendenti di Caserta, circa 70, che sulla loro condizione hanno tenuto diverse assemblee, hanno ricevuto pure attestati di solidarietà da diverse parti.

IL GOVERNATORE

A cominciare dal governatore della Campania Vincenzo de Luca. «Ho appena inviato alla ministra Catalfo e alla sottosegretaria Puglisi una richiesta di riconvocazione urgente del tavolo di confronto coi lavoratori del settore rotabile ferroviario esposti all'amianto, tra cui in particolare i lavoratori del bacino di Caserta - così scrive il presidente -. Nei mesi passati un presidio di lavoratori aveva già ottenuto una convocazione di un tavolo ad hoc presso lo stesso ministero. Purtroppo l'emergenza sanitaria coronavirus ha determinato un grave rallentamento dell'interlocuzione in corso. I tempi sono maturi per riprendere i fili della discussione avviata e riconoscere ai lavoratori i benefici pensionistici di cui hanno diritto e che al momento sono loro preclusi. Siamo impegnati da mesi perché nessuno rimanga indietro e venga lasciato solo. Confido in una celere risposta del Governo - conclude De Luca - al fine di individuare un'equilibrata risoluzione della questione». A Caserta, tuttavia, non si nutrono molte illusioni. Si parla infatti di interventi che tardano a venire in ragione della eccessiva onerosità finanziaria delle misure da adottare. Un handicap che nell'attuale emergenza sanitaria risalta ancor di più e al quale potrebbe porre rimedio solo un correttivo, meglio un'integrazione alla normativa vigente in materia di esposizione all'amianto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino