Annunci hot e poi i ricatti: «Paga o dico che l'hai stuprata»

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«Non scappare, se lo viene a sapere la tua famiglia è un guaio, ci sta il disturbo: sono 20 euro solo per il disturbo», diceva Valeria Iandolo al suo cliente, adescato sul sito di incontri Bakeca.it e poi ricattato dalla donna. Denaro, denaro e ancora denaro: solo a questo miravano gli indagati nella maxi inchiesta dei carabinieri di Trentola Ducenta che ha portato all'emissione di un'ordine di custodia cautelare nei confronti di una banda specializzata in minacce ed estorsioni. Il trucco per adescare le vittime era fingersi escort. Uno degli ultimi potenziali «clienti» di Valeria aveva capito di essere però incappato in una truffa e si era allontanato dall'auto della donna. A quel punto era intervenuto un altro indagato, Gabriele Consolazio, colui che «batteva cassa» per conto di Valeria: «Guarda che io sono un amico di quella ragazza che hai incontrato - avrebbe rivelato al telefono alla vittima - se non torni indietro io sono costretto a mandarla in ospedale e a farle fare il referto e a dire che l'hai violetata». Rapina, estorsione, spaccio e sfruttamento della prostituzione sono, infatti, i reati contestati a vario titolo a sei persone raggiunte da un'ordinanza emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura ed eseguita dai carabinieri. L'ordinanza prevede la misura della custodia cautelare in carcere per due indagati, degli arresti domiciliari per tre persone e dell'obbligo di dimora nei confronti di un indagato. In manette sono finiti Consolazio di Santa Maria Capua Vetere e Antonio Thaci, mentre gli arresti domiciliari  sono stati concessi a Valeria Iandolo, sempre di Santa Maria, così come a Palmerino Tagliaferri e Nicola Viciglione di Marcianise . Rigettata la richiesta da parte del gip per gli altri.
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Il Mattino