Succivo. «Un quadro sconcertante e sconfortante, un malcostume diffuso basato sulla piena consapevolezza dei dirigenti». Non usa mezzi termini il gip del tribunale di...
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L’attività investigativa dei carabinieri della Compagnia di Marcianise, guidati dal capitano Luca D’Alessandro, inizia il 27 gennaio del 2016, quando vengono installate due telecamere: una sul sistema elettronico per il badge e l’altra all’ingresso del Museo. In contemporanea, vengono intercettate le utenze telefoniche di alcuni indagati. Le indagini portano alla luce un sistema consolidato fatto anche da quelli che l’accusa definisce “falsi” certificati medici. In particolare, per gli inquirenti, è proprio uno degli indagati per il quale il gip ha richiesto la misura cautelare, Tobia Menditto, a mettere in atto questa condotta. L’assistente amministrativo del Museo avrebbe sfruttato falsi periodi di malattia per potersi dedicare ad un altro lavoro: un centro scommesse di famiglia situato nei pressi della piazza di Succivo. Menditto si sarebbe recato presso il centro scommesse anche nei giorni in cui si recava al lavoro, allontanandosi senza far rivelare l’assenza mediante il sistema marcatempo. Secondo gli inquirenti, i falsi certificati medici dell’assistente amministrativo vanno dal 18 febbraio del 2016 all’8 marzo dello stesso anno. Per il medico, Menditto avrebbe dovuto praticare una terapia domiciliare. Cosa assolutamente non vera per la Procura che nel corso delle indagini viene intercettato mentre lavora presso il suo centro scommesse. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino